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Pavlos Nikolakopoulos

Solo il barbaro può difendere se stesso (II)

Nel numero del 13 giugno 2005 del Time Magazine Europe, Michael Elliot ha scritto un articolo con il titolo “Il Declino e la Caduta di Roma. Come la paura ha fermato il sogno di un’unione sempre più intima”. In questo breve articolo, espose come il sogno di un nuovo Impero Romano moriva con il rigetto della costituzione, nonostante trenta anni di sforzo costante dal Trattato di Roma in poi per costruire questo “stato federale, potente, democratico”, soprattutto a causa di paura, giacché tanti Europei contemporanei “vedono il loro mondo confortevole minacciato da ogni cosa, dalla competizione cinese agli idraulici polacchi alla prospettiva di vicini turchesi[…]”.Questo pezzo di commento politico non poteva creare un contesto migliore per la proposta di Pavlos Nikolakopoulos con la sua opera “Solo il barbaro può difendere se stesso.”.

Nella prima parte, l’artista ha costruito una gabbia e si è chiuso dentro, accovacciato, vulnerabile e difensivo. La gabbia è la mente intrappolata. L’uomo è intrappolato in una civilizzazione decadente, quella dell’Europa. Come un animale in cattività con i suoi istinti indeboliti, si chiude a se stesso e gradualmente soffre di stress, depressione e una tristezza indefinita. La seconda parte dell’opera realizzato specificamente per PLOT.@RT.EUROPA dipinge la sagoma del Galate Morente tagliata in 15 pezzi distribuiti simbolicamente attraverso l’Europa nelle 10 gallerie che parteciperanno nel progetto e rappresentante le 15 membri della Comunità Europea. La sagoma – una parte di essa in ogni stampa – è messo di fronte ad un’immagine della guerra in Iraq. La fotografia dipinge un altro barbaro morente – un Iracheno.Il Galate Morente è un modello Romano e questo è significante qui perché l’impero Romano è la soglia della nostra seguente civilizzazione occidentale. Il Galate Morente rappresenta la sconfitta di un nemico onorato, perciò la sua morte è rappresentata in modo nobile e dignitoso senza crudezza.Pavlos Nikolakopoulos commenta sull’inverso di una situazione: un tempo, il nobile decaduto fu onorato. Oggi gli Europei sono in uno stato di decadenza dovuto ad un raffinamento studiato, opulenza e una civilizzazione “eccessiva”. I nostri governi e le nostre società sono diventati snervati, incapaci di tenersi il loro territorio o di difendere attivamente ciò che ritengono giusto. Ma dall’altra parte, l’Europa è sempre stata, e lo è tuttora, la coscienza morale della civilizzazione occidentale.L’Europa è una società che diventa più vecchia e, di conseguenza, degenera. Ecco perché gli Europei non sono più capaci di articolare le parole dei diritti e della legittimità internazionale.

Oggi l’Iraq è un’occasione per fare commenti del genere. Pavlos Nikolakopoulos ha usato la stessa struttura di quella della mostra – allocata nei 15 stati membri, per ripartire simbolicamente la responsabilità morale dell’Europa per ciò che succede oggigiorno.Il Galate Morente fu sconfitto dallo stato imperiale Romano. I barbari sconfitti, l’Impero Romano divenne la culla della civilizzazione Europea e più tardi plasmò la civilizzazione occidentale in genere e quella Americana in particolare. Il Galate morì una volta, poi divenne un’altra volta l’Europa e oggi muore di nuovo. Attraverso questo percorso ciclico, illustrato simbolicamente qui, Pavlos Nikolakopoulos registra la storia stessa dell’Europa in un momento acuto e decisivo del suo percorso.

Anne-Laure Oberson

PAVLOS NIKOLAKOPOULOS

Only the barbarian can defend himself (II)

In the June 13th 2005 issue of Time Magazine Europe, Michael Elliot wrote an article titled “The Decline and Fall of Rome. How fear of the future brought the dream of ever-closer union to an end.” In this brief article, he exposed how the dream for a new Roman Empire died with the rejection of the constitution, despite over thirty years of constant efforts since the Treaty of Rome to build this “mighty, democratic, federal state”, mainly because of fear, as many contemporary Europeans “see their comfortable world threatened by everything from Chinese competition to Polish plumbers to the prospect of Turkish neighbors […]” This piece of political commentary could not create a better context for the proposition made by Pavlos Nikolakopoulos with his work “Only the barbarian can defend himself.”In part one, the artist constructed a cage and locked himself inside it, squatting, vulnerable and defensive. The cage is the entrapped mind. The man is trapped in a decadent civilization, that of Europe. Like an animal in captivity with his instincts weakened, he closes to himself and gradually suffers from stress, depression and undefined sadness. The second part of the work realised specifically for PLOT.@RT.EUROPA depicts the silhouette of the Galate Morante cut into 15 pieces symbolically spread across Europe in the 10 galleries participating in the project and representing the 15 European Union members. The silhouette – a part of it on each print – is laid out in front of an image from the war in Iraq. The photograph depicts another dying barbarian – an Iraqi.The dying Gaul is a Roman model and this is significant here as the Roman Empire is the threshold of our later western civilisation. The dying Gaul represents the defeat of an honored enemy; thus his death is presented in a noble and decent way without crudity. Pavlos Nikolakopoulos comments on the reverse of a situation: once, the noble deceased was honored. Today the Europeans are in a state of decadence due to studious refinement?, opulence and an “excessive” civilization. Our governments and societies have become nerveless, unable to hold their ground and actively defend what they consider right. But on the other hand, Europe has always constituted, and still does,  the moral conscience of  western civilization. Europe is a society that is getting older and, as a consequence, degenerates. This is why Europeans are unable to articulate the words of (human?) rights and of international legitimacy anymore.The dying Gaul becomes the stereotype of the imposition of power by a later western civilization onto a respectable barbarian. This has now been reversed and the same model is in contradiction to what is happening today, since the barbarian is not respectable anymore. These days, Iraq is an occasion to make such comments. Pavlos Nikolakopoulos used the same structure as that of the exhibition, the allocation in the 15 –member-countries, in order to symbolically apportion Europe’s moral responsibility for what is happening today.The dying Gaul was defeated by the imperial state of Rome. The barbarians defeated, the Roman Empire became the cradle of European civilization and later came to mould western civilization in general and American civilisation in particular. The Gaul died once, became once again Europe and today is dying again. Through this cyclic course, symbolically illustrated here, Pavlos Nikolakopoulos keeps track of the very history of Europe in an acute and decisive moment of it course.

Anne-Laure Oberson

Opere

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