Massimo Lupoli presenta in mostra circa venti opere ove due stili diversi si fondono in una sola ispirazione, che in modo spontaneo e in ogni singolo e differente lavoro, trova la sua sintesi nella complice volontà di annullamento della dicotomia tra apparenza ed essenza per cui la cui vitalità scevra da ogni condizionamento lascia comunque spazio alla libera illusione.
Sia che si tratti di opere eseguite dall’artista con la pura forza del pennello – quando egli realizza le sue velature- sia che si parli delle opere realizzate con la tecnica dei pennelli con l’ausilio dell’aerografo, ciò che Massimo Lupoli propone è un viaggio nel ricordo, un itinerario scandito attraverso un apparato segnico fortemente poetico, arricchito da quella componente geometrico-mentale che egli rivela in maniera inedita quanto spontanea, nel lasciarsi andare al supporto preferito in quel dato momento.
Le opere realizzate da Massimo Lupoli hanno la prerogativa di presentarsi al fruitore come un corpus unico nella loro reciproca capacità di esaltarne la remota armonia, quale uno degli elementi eletti tra gli strumenti della sua dialettica. Il volo immaginario dell’artista si concretizza all’interno di un tracciato scandito nella memoria personale, quella di un uomo la cui vita se raccontata ruberebbe troppo tempo all’attenzione di un pubblico attento, lo stesso al quale tuttavia l’artista intende rivolgersi senza imporre costrizioni, libero nel coglierne il senso di una profondità che sembra non aver trovato ancora limiti: né umani né sentimentali. Massimo Lupoli costruisce i propri universi senza sentire il peso del realismo inteso in senso accademico, per dare alle sue opere una personalità che si trasforma lentamente in una narrazione vera e propria. In questo modo la storia più intima e personale di questo artista romano, si va lentamente snodando lungo l’immagine dei volti noti del mondo dell’Arte a cui Massimo Lupoli rende omaggio o di cui egli, nel disporre i pennelli a supporto delle tele in preparazione, ne rivela con egual forza il significato ma sempre con l’uso sottile della metafora. Sono questi gli strumenti essenziali utilizzati da Massimo Lupoli nei suoi lavori, elementi scaturiti da un’esistenza ricca come quella che gli appartiene dalla nascita e che con animo riesce a trasferire in quella luce propria di cui sembrano essere il frutto. Senza sforzo, senza bisogno di finzioni e di illuminazioni posticce. Sono lavori che esulando da ogni tentazione di autocompiacimento sono all’opposto tout-court stato d’animo come pura condizione emozionale.
Velature e segni gestuali, sguardi eloquenti e donne senza volti, si racchiudono in corrispondenti espressioni che superano con intenzione uno scontato stile figurativo per acquisire anche agli occhi dei fruitori, un’identità che rispecchia quella dell’artista e che si può dire concettuale. Massimo Lupoli escogita con il suo lavoro l’espediente attraverso cui poter bloccare quel preciso stato dell’animo per decodificarlo nelle forme e concezione dello spazio a lui più congeniali. Egli sta cercando una sua strada e per questo crea sapienti rapporti tra colore e dimensione che nell’appagarlo emozionalmente ne rimarcano il senso unico senza più svolte della sua nuova vita, sia quando dipinge tone sur tone che quando nelle campiture piatte regala – nonostante la scelta monocroma dell’impianto con i pennelli – emozioni sorprendentemente materiche.
Personaggi che sono appartenuti al mondo dell’Arte dei vari periodi storici e contemporanei e altri soggetti protagonisti dei suoi lavori, affiancano con un po’ di ritardo il cammino interiore di Massimo Lupoli, cogliendo di ciascuno quelli elementi estetici a cui si egli si era già saputo riferire mentalmente in forma astratta, per ritradurli oggi in un unico gesto creativo-ricreativo.
Massimo Lupoli compie senz’altro un’operazione di trapasso tra l’idea e la sua fattibilità nel lavoro come nella vita dove l’incognita del risultato, pur se prevalentemente in chiave ottimista, si rivela l’unico elemento scatenante di una messa in moto di adrenalina in continua evoluzione, in continuo miglioramento.
Pennellate vibranti ma composte, indagano le possibilità di uno spazio allargato, sia nell’esatta interpretazione di questa definizione che nella diversa immaginazione di una maggiore profondità. Nello sfruttare ambo le dimensioni, ciò che Massimo Lupoli dipinge è il risultato di una forza interiore, la propria, che sospinge verso l’esterno: come a voler uscire dai limiti tradizionali del quadro nell’evocare quell’energia e dinamismo nuovi, la cui rivelazione trasparente per tecnica o per energia empatica, si rivelerà per l’osservatore mai statica. I rimandi cromatici oltre che l’attenta ricerca estetica da parte dell’artista nella progettazione dello spazio pittorico, sia che si riveli attraverso il quasi casuale intersecarsi di piani o dal loro sovrapporsi intenzionale, suggeriscono due interpretazione di diverso registro ma entrambe legate dal comune intento di indagine, tra immediato impatto dell’opera e il proprio aspetto cromatico compositivo.
In alcune delle opere di Massimo Lupoli, si ritrovano forme sfumate i cui contorni quasi si dissolvono per lasciare maggiore libertà al gesto pittorico sempre contenuto, equilibrato. Il colore resta il protagonista assoluto la cui forza espressiva si riflette nei toni accesi ma mai violenti anche nelle sue tonalità più tenui e delicate: qualsiasi esse siano, il colore si identifica con l’elemento chiave attraverso cui raccordare la ricercatezza poetica dell’immagine che egli sceglie di raccontare. L’artista connota le sue opere di un senso di assoluto e di purezza oltre al personale desiderio di andare oltre, nell’ immaginare nuovi soggetti e probabilmente anche nuove tecniche, ma senza mettere da parte l’aspetto ludico del suo mestiere.
Non prendersi sul serio: questo potrebbe rivelarsi per Massimo Lupoli un atteggiamento utile per cui procedere verso il percorso di crescita interiore già intrapreso, ma puntando a nuovi obiettivi a sostegno del peso delle proprie responsabilità.
Miriam Castelnuovo
Opere
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